Narrare l’epidemia: privilegi e gratitudine
58 ° giorno di quarantena: privilegio.
Ho il privilegio di avere questa casa con mura solide e un compagno con cui gioirne, ripensando insieme ad ogni scelta che l’ha resa la nave in cui abbiamo affrontato questa tempesta, che sembra lentamente allontanarsi.
Mi sento privilegiata ad avere cibo, acqua e caffè macinato. Privilegiata di avere vestiti per ogni stagione. Privilegiata per la possibilità di ordinare una pizza nella città che l’ha resa il piatto più consumato al mondo. Privilegiata perché ho continuato a fare il lavoro che amo stando a casa e rendendomi utile per la comunità. Privilegiata di avere finestre per vedere gli alberi e un balcone sul mondo che ho reso un piccolo giardino, un bel divano comodo e un terrazzo condominiale su cui andare di tanto in tanto a meditare. Sono una donna privilegiata ad avere due genitori in salute ed una nonna prudente e autonoma. Privilegiata ad avere internet a casa, questo computer, musica e libri.
Tutto questo mi ha permesso di stare in casa senza diventare un veicolo per l’invisibile virus che può uccidere me e gli altri.
La nostra mente raramente apprezza il momento presente è invece spesso focalizzata sulla prossima cosa da fare, il prossimo problema da risolvere, la prossima paura da evitare.
Questa quarantena mi ha permesso di stare nel momento presente nonostante le inevitabili preoccupazioni che mi hanno accompagnato e mi accompagnano. Nelle situazioni di emergenza, come questa, si porta con sé solo l’essenziale.
Mi ha dato l’opportunità di allenare la mia capacità di mettere sullo sfondo sensazioni, pensieri, emozioni spiacevoli pur riconoscendone la presenza, per mantenere intenzionalmente l’attenzione a ciò che stavo vivendo nel qui e ora.
La sofferenza è un elemento imprescindibile della vita e, per quanto possiamo cercare di ridurla, allo stesso tempo non possiamo farne un elemento centrale e prioritario dell’esistenza.
In questo 2020 funesto, assediato da un male invisibile, abbiamo trascorso del tempo a contatto con le nostre esperienze piacevoli e spiacevoli chiusi nelle nostre case, senza fuggire verso la distrazione, il divertimento.
In questo contesto è risultato prezioso rivalutare la dimensione del presente, il valore di ogni passo, concentrarsi su ciò che oggi, un giorno dopo l’altro, può far sentire “di più” (Freire) senza comunque rinunciare alla dimensione del desiderio. Declinato in questa situazione il suggerimento è di considerare il momento attuale non come una spiacevole parentesi, ma un tempo-risorsa in cui al contrario tutto si fa più intenso, così anche le possibilità di crescita e di cambiamento, indipendentemente da quello che sarà poi.
Dopo questa esperienza che ha colpito e provato la vita di tutti noi, sarebbe importante acquisire un atteggiamento amorevole verso noi stessi, un atto di gentilezza verso noi stessi. Abbiamo attraversato una pandemia, qualcosa di improvviso ha fatto saltare le certezze della quotidianità, i vissuti emotivi possono averci destabilizzato. Il caos si moltiplica, le emozioni a volte sono difficili da reggere.
Scegliamo, allora, di osservare i nostri limiti, scegliamo di non rifiutare noi stessi a causa di essi ma di mettere in pratica la gratitudine verso ciò che viviamo quotidianamente privi delle nostre interpretazioni, dei nostri giudizi. In questo modo, liberiamo la mente dalla trappola della modalità problem-solving, in cui notiamo solo quello che non va e stabiliamo che bisogna fare qualcosa per risolverlo. Mi sembra sempre più evidente che a volte non solo diamo per scontato il semplice fatto di essere vivi, ma tendiamo a focalizzarci su quello che non va e a lamentarci.
E’ questo il motivo che mi ha spinto a condividere le mie riflessioni di gratitudine e privilegio.
Sono grata di svegliarmi ogni mattina.
Non tutti hanno avuto questo privilegio.